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20 ottobre 2015 STRIPLIFE - A Day in Gaza

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STRIP LIFE
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STRIPLIFE  A DAY IN GAZA



Un film di Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli. Con Jaber Abu Ryila, Mohammed Antar, Majd Antar, Noor Harazeen, Moemen Faiz. Fatima Raanan, Salem Abu Sidu Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 64 min. - Italia 2013. - Lab 80



Esempio di filmmaking indipendente, rigoroso, antispettacolare, essenziale: cinema senza sensazionalismi né speculazioni

       
                  
   Raffaella Giancristofaro                                                                                                  
            
     
 
                                                                           
                                                                                                                                                                                                                   
                                       
Una giornata del 2013 nella Striscia di Gaza,  territorio invisibile ai più se non attraverso telegiornali di guerra.  Giornata che inizia con un evento inspiegabile: sulla spiaggia di Gaza  si arenano centinaia di mante. I pescatori se le litigano per venderle  al mercato, perché nonostante le dichiarazioni d'intenti di Israele, il  mare per loro non è libero, e oltre a subire le aggressioni  dell'esercito israeliano, devono spostarsi nelle acque egiziane per  riempire le loro reti. Lungo l'arco di 24 ore seguiamo anche Jabber,  agricoltore che coltiva campi a poche centinaia di metri dal confine  israeliano e dalle jeep militari. I fratelli Mohammed e Majd, che  scrivono testi e mettono in musica i loro sentimenti sul conflitto.  Noor, giovane speaker di Tijan Tv, che rende conto delle vittime e  ricorda come l'80% della popolazione dipenda dagli aiuti umanitari. Il  fotografo Moemen, rimasto senza gambe mentre documentava i bombardamenti  del 2008, che continua a scattare foto del contesto in cui vive. Salem,  calciatore professionista e oggi allenatore, una carriera finita per  via della guerra. Fatima, in passato nomade, che vive di pastorizia  confinata nella Striscia. E poi i ragazzi del Gaza Parkour Team, che si  allenano dove possono, anche nel perimetro del cimitero.
Le macchine digitali del collettivo di filmmaker italiani Teleimmagini -  con la cooperazione fondamentale di referenti locali - individuano  quelle che più che storie sono spunti narrativi, e li registrano  cercando di limitare l'intervento al minimo: bando alla voce over,  evitati commenti e giudizio, pochissimi dialoghi sottotitolati e non  costruiti a tavolino, rare didascalie sulle persone riprese. Si lascia  insomma che si manifestino i dati fisici del quotidiano, anche tramite  paradossali contrasti visivi: un movimento di macchina e un commento  audio trasformano un ex glorioso campo da calcio in luogo attuale di  abbandono e disarmo. Il lavoro manuale di un contadino che lavora a  pochi passi dai colpi di arma da fuoco rende l'idea di un territorio  reso sterile dalla violenza, senza nessuna certezza di futura fertilità.  La ripresa di un allenamento all'aperto si trasforma in immagine  spaventosamente atroce quando sullo sfondo a poca distanza due  esplosioni riempiono il cielo di fumo, ma nello stesso frame convive la  volontà ottimista di chi resiste: i ragazzi del gruppo di parkour, che  coi loro movimenti esaltano la leggerezza e trasformano in palestre gli  squallidi palazzi in rovina.
Esempio di filmmaking indipendente, rigoroso, antispettacolare, essenziale, Striplife  invita lo spettatore a un mosaico di quadri da decodificare e osserva  un teatro di guerra e reclusione, fatto di edifici nuovi eretti a fianco  ad altri sbriciolati dalle bombe. Testimonianza rilevante e rispettosa,  vicino al fotoreportage, cinema senza sensazionalismi né speculazioni,  semmai pervaso da una speranza di pace data dalle nuove generazioni.                 

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